Oggi trattiamo un tema che rappresenta una delle problematiche maggiormente diffuse tra le mie pazienti, ma poco considerate fino a quando non si raggiungono livelli di gravità importanti: l'alluce valgo. Questa deformità consiste in una deviazione dell'articolazione metatarso-falangea dell'alluce, che crea molti problemi di conflitto con le calzature e a carico delle dita piccole del piede.
È possibile risolvere il problema in maniera molto meno dolorosa di quello che si possa pensare. Esistono trattamenti non chirurgici da intraprendere qualora la sintomatologia non sia ancora sufficientemente grave. Plantari su misura e trattamenti locali aiutano a convivere con il problema, senza però risolverlo purtroppo. Spesso le pazienti, dopo aver provato diversi approcci, convenzionali e non, ed aver speso molti soldi in calzature o tutori miracolosi solo sulla carta, decidono di affrontare il problema in modo più deciso e sicuramente più efficace, cioè chirurgicamente. Esistono diversi tipi d'intervento, da quelli più tradizionali a cielo aperto a quelli più moderni con approccio mini-invasivo.
La proposta terapeutica viene condizionata da parametri radiografici e durante la visita potremo discutere di pregi e difetti dei diversi approcci, personalizzando il trattamento in funzione dell'età e dei desideri in termini di necessità sportive e lavorative. I pochi uomini che arrivano a farsi visitare con un problema di alluce valgo di solito presentano quadri già avanzati e pertanto difficilmente l'approccio sarà mini-invasivo, ma ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola!
Ma parliamo dell'intervento chirurgico più frequente, quello mini-invasivo.
La chirurgia percutanea mini-invasiva per la correzione dell'alluce valgo consiste nell'effettuare quello che normalmente si esegue a cielo aperto, cioè con una ferita chirurgica ampia, attraverso 2-3 tagli di 3 mm ciascuno. Le osteotomie correttive vengono eseguite con frese dedicate collegate a motori che girano ad alta velocità (come i trapani dei colleghi dentisti), che hanno il pregio di non far soffrire l'osso operato, come invece possono fare le seghe oscillanti utilizzate nella chirurgia aperta. In più il periostio, la pellicola che riveste le ossa e che contiene i vasi e i nervi propri dell'osso, non viene intaccata dalla procedura, e pertanto tutto ciò garantisce una più fisiologica guarigione delle nostre osteotomie.
Spesso i miei pazienti si pongono giustamente molte domande quando si trovano a dover affrontare un intervento chirurgico e uno dei miei compiti è sciogliere ogni dubbio e accompagnare consapevolmente e con serenità una persona già nella visita pre-operatoria.
Le domande alle quali spesso mi trovo a rispondere sono sul tipo di anestesia, sul dolore post-operatorio e sulle tempistiche di recupero. Quando possibile, nella stragrande maggioranza dei casi, l'anestesia è locale o loco-regionale, cioè interessa il piede o dal ginocchio in giù. Il ricovero è giornaliero, cioè si va a casa la sera stessa o al più tardi la mattina successiva. Sono previste una o due medicazioni post-operatorie e un controllo ai 30-35 giorni con le radiografie di controllo quando il tipo di intervento le prevede.
Il dolore è molto soggettivo, ma di solito le pazienti hanno aspettative terribili che per fortuna non si verificano! Importantissimo il ruolo della rieducazione post-operatoria, che se intrapresa nei giorni successivi aiuta a recuperare meglio e più velocemente.
La riabilitazione migliore dopo l'intervento all'alluce valgo è semplicemente camminare, ma per ottenere un buon risultato finale, ovvero un alluce in giusta posizione, mobile e non doloroso, è necessario nelle prime fasi indossare scarpe specifiche.
Inoltre nel post-operatorio, dopo la prima settimana con la medicazione fatta di garze e bende, si passa ad utilizzare dei cerotti colorati adesivi elastici o un tutore di alluce, che aiutano a mantenere la posizione delle dita operate, in modo meno ingombrante rispetto al bendaggio tradizionale.
Consiglio a tutte le pazienti operate all'avampiede di intraprendere da subito un percorso riabilitativo, fatto di terapie manuali, fisiche locali e rieducative, con l'obiettivo di riprendere possesso del piede nel più breve tempo e nel modo migliore possibile.
Dopo le prime 4-5 settimane si abbandona la scarpa post-operatoria e si passa ad utilizzare scarpe comode e ben ammortizzate.
Dopo due mesi dall'intervento si può tornare a indossare le scarpe abituali, anche quelle che prima dell'intervento avevate magari abbandonato perché vi facevano male!
Se avete domande o volete maggiori informazioni su questo intervento scrivetemi! Per contatti e appuntamenti potete chiamare uno dei centri nei quali visito oppure prenotare su dottori.it