Cos'è il piede cavo?
Siamo tutti un po' abituati a convivere e dover gestire il difetto opposto, il piede piatto.
Purtroppo però anche il piede cavo può darci parecchi problemi: per questo motivo è importante conoscerne le caratteristiche e la sintomatologia che ne deriva, per evitare che una predisposizione congenita si trasformi da un piccolo fastidio in qualcosa di più grave.
È un'anomalia di appoggio del piede, che si manifesta con una volta plantare più alta e più arcuata. Per dirla in termini tecnici c'è un'aumentata prominenza dorsale, un varismo del retropiede, un cavismo della pianta e una tendenza alla supinazione. Cioè? Il piede appoggia male, caricando molto sulla superficie esterna della pianta e sulle dita più esterne. Immaginate i pneumatici della vostra auto che si consumano più all'esterno che all'interno.
Segnali tipici di questa situazione sono rappresentati da dolori diffusi, calli dolorosi, zone di pelle arrossata nella parte esterna del piede, che si traducono in difficoltà nel camminare e nel correre. Un piede cavo è più predisposto a sviluppare patologie quali la fascite plantare, la sindrome di Haglund (tendinite dell'Achille) e le metatarsalgie, ma anche le dita a martello e il neuroma di Morton.
Se preso in tempo un plantare su misura consente di migliorare l'appoggio del piede migliorandone l'assetto e, mettendo a "riposo" i tendini infiammati, può essere un ottimo strumento per risolvere le problematiche funzionali portatrici di dolore.
Piede cavo VS Piede piatto
Per piede piatto si intende un piede che presenta riduzione in altezza della volta plantare, accompagnata spesso da valgismo del calcagno, cioè tallone deviato verso l'interno.
Un piede cavo è invece una conformazione del piede caratterizzata da una eccessiva concavità della volta plantare, come abbiamo detto sopra.
Entrambe le situazioni possono essere asintomatiche, rappresentando quindi una struttura caratteristica del proprio piede, oppure possono provocare dolore più o meno grave ed essere quindi trattate, con una terapia conservativa o chirurgica.
Il piede pronato si manifesta con un dolore dalla caviglia, nella parte interna e sotto al piede, che spesso peggiora durante l'attività fisica, e nei casi più gravi anche solo camminando o stando in piedi fermi. Mentre i sintomi lamentati dai pazienti con piede cavo posso essere legati ad un sovraccarico funzionale dell'avampiede e/o del retropiede.
Il piede cavo e lo sport
Il piede cavo in alcuni sport è perfino un vantaggio! Rappresenta infatti una specie di "molla" nella fase di spinta. Quando corriamo il piede è quasi sempre in supinazione, quindi in tutti gli sport che richiedano destrezza, cambi di direzione rapidi e velocità gli atleti con il piede cavo sono più avvantaggiati degli altri!
Ma tutto questo non significa che in presenza di sintomi dolorosi bisogna sottovalutare il problema perché questa situazione a lungo andare altera la funzione della gamba e della pelvi durante il ciclo della corsa, che possono comportare dei traumi muscolari (stiramenti). Un dolore rotuleo può derivare da un piede cavo.
Diagnosi
Per una diagnosi di piede cavo sono sufficienti, molto spesso l'esame obiettivo e l'anamnesi.
In genere, il ricorso a test diagnostici ulteriori e più approfonditi avviene in due occasioni: quando si sospetta una patologia neurologica oppure quando il quadro sintomatologico è molto severo.
Tra i test diagnostici utili a un approfondimento, ci sono: i raggi X, la risonanza magnetica nucleare (RMN) dell'encefalo e del midollo spinale e un'elettromiografia.
Una diagnosi accurata di piede cavo e delle sue cause è fondamentale per poter pianificare la terapia più adeguata.
Con l'esame obiettivo invece si effettuano manovre diagnostiche per verificare la presenza o assenza di segni identificativi di un'anomalia. Nel caso del piede cavo si osservano i piedi del paziente di fronte, da dietro e durante la camminata.
I trattamenti conservativi
Quindi… come dobbiamo comportarci se abbiamo i piedi cavi?
Innanzitutto, se non abbiamo particolari dolori, una terapia conservativa ha altissime probabilità di successo. Plantari su misura, ben studiati, progettati e confezionati, danno un valido aiuto nel supportare il nostro piede che sbanda verso l'esterno, e ci consentono di elevare le nostre prestazioni sportive in termini di efficacia e durata. Terapie locali mirate e lo stretching aiutano a ridurre il dolore e recuperare dopo una lunga attività sportiva.
La somministrazione di farmaci antidolorifici possono ridurre la sensazione dolorosa ed esercizi di fisioterapia per il miglioramento della tecnica di camminata e della tecnica di corsa. Consiglio questi trattamenti in pazienti che praticano sport come la corsa, il podismo e la marcia.
L'intervento chirurgico
Esistono interventi complessi che mettono in asse il retropiede consentendo di migliorare la funzione del piede, ma anche interventi più semplici che risolvono i singoli sintomi conseguenza del cattivo appoggio prolungato.
Sono tre le tipologie di intervento chirurgico possibili:
1. Le operazioni riservate ai tessuti molli
Si tratta di interventi come come la fasciotomia plantare o le trasposizioni tendinee che sono utilizzabili solo in età pediatrica o nel giovane adulto ed in casi particolari.
2. Le operazioni di osteotomia
L'osteotomia prevede la frattura chirurgica dell'osso al fine di modificarne la forma. Questo intervento si svolge in anestesia spinale, le ossa sulle quali si può agire sono i metatarsi o il calcagno.
3. Le operazioni di artrodesi
In casi avanzati dove la deformità è ormai rigida e non più correggibile tramite osteotomie, è necessario ricorrere ad interventi di artrodesi. In questo caso si effettua una fusione di una o più articolazioni con la finalità di bloccare il piede nella posizione corretta. Come si intuisce facilmente, si tratta di un metodo invasivo, ma assolutamente affidabile e con tempi di recupero poco superiori agli interventi di osteotomia ossea.
Il recupero è mediamente lungo, con 40/60 giorni senza carico, e un paio di mesi di rieducazione funzionale. Forse questo è il motivo principale per cui sono pochi i pazienti che decidono di sottoporsi ad un intervento di questo genere, mentre la grande maggioranza preferisce ricorrere all'utilizzo del plantare.
Domande frequenti
- Il piede cavo può essere diagnosticato anche nei bambini?
Il piede cavo nei bambini non è altrettanto frequente quanto il piede piatto. Le cause risiedono generalmente in uno sbilanciamento muscolare fra i cosiddetti muscoli del piede intrinseci (quelli che originano e terminano su ossa del piede) ed estrinseci (quelli che originano a livello della gamba e terminano su ossa del piede). A monte di tale sbilanciamento muscolare, tuttavia, possono essere presenti delle anomalie del funzionamento del sistema nervoso che impongono un'attenta valutazione neurologica di ogni piede cavo.
- A quale età si consiglia l'intervento chirurgico?
Raramente il piede cavo idiopatico nei bambini necessita di un trattamento di natura chirurgica, spesso è sufficiente, ma necessario, l'utilizzo di plantari. Negli adulti invece, dipende molto dalla causa del problema e dalla gravità dei sintomi.
- Se il piede cavo non presenta sintomi si può convivere con questa malformazione senza fare nulla?
Certo, come detto, per molti sportivi rappresenta addirittura un vantaggio competitivo.
- Si tratta di una malformazione ereditaria?
Spesso in famiglia ci sono esponenti di età più avanzata con gli stessi problemi…
Se volete condividere la vostra situazione oppure avete dubbi e domande, non esitate a scrivermi qui nei commenti o a visitare la mia pagina Facebook!